Intelligenza Artificiale e Protesi di spalla Tg2 Medicina 33

Intelligenza Artificiale e Protesi di spalla Tg2 Medicina 33 4/1/2023 – Intervista al Prof. Francesco Franceschi. Se avete perso l’intervista, potete rivederla qui.

Grazie alle nuove tecnologie sempre più sofisticate, la ripresa, dopo l’introduzione di una protesi di spalla è sempre più rapida. Andrea Martino e poi torniamo in studio.

“Io avevo il problema che non riuscivo più ad alzare le braccia e non riuscivo più a lavarmi i capelli, a prendere le cose sugli scaffali. Non mi muovevo più.”

Semplici gesti quotidiani come infilarsi una giacca o allacciarsi le scarpe che si trasformano in un incubo. Quando il movimento dell’articolazione della spalla è compromesso potrebbe essere necessario un intervento di protesi.

Una protesi alla spalla è necessario impiantarla quando l’artrosi – quindi il consumo della cartilagine articolare – ha consumato così tanto l’articolazione che i pazienti non riescono più ad alzare il braccio, a muovere il braccio nello spazio.

È un intervento alla fine molto semplice con il quale noi andiamo ad inserire all’interno delle ossa della spalla, cioè la scapola e l’omero, una superficie protesica che permette di articolare la spalla come prima non si poteva.

Attualmente, ci dicono, i risultati dopo un intervento di questo tipo sono molto incoraggianti.

Perché riusciamo a programmare col computer, prima dell’intervento, esattamente il punto in cui dobbiamo inserire la nostra protesi.

In questo modo la spalla funzionerà sicuramente meglio e il movimento del braccio sarà più ampio.

Entriamo in sala operatoria dove è in corso un intervento di protesi alla spalla. Si calibra libera il programma di navigazione, si mette in pratica quanto pianificato in precedenza.

Il nostro sistema di puntamento intraoperatorio è collegato ad un’intelligenza artificiale che ci riferisce il risultato del posizionamento di centinaia di migliaia di altre spalle per cui ci suggerisce qual è il posizionamento ottimale.

Il chirurgo non guarda più il campo operatorio ma guarda il monitor.

L’intelligenza artificiale che entra nelle sale operatorie, un approccio diverso che aiuta soprattutto nelle situazioni più complesse.

La parte articolare della scapola è talmente deformata che guardandola non si riesce a capire il punto dove un impiantarla per cui l’utilizzo del monitor guidato dalla TAC, che abbiamo effettuato pre-operatoriamente, ci aiuta nell’applicare la protesi proprio nel punto esatto dove avremmo dovuto applicarla e dove abbiamo calcolato di applicarla prima dell’intervento.

Ci mostrano come, attraverso il programma computerizzato, sia possibile indirizzare al meglio le viti della protesi all’interno dell’osso. Ovviamente tutta questa tecnologia non sostituisce le capacità del chirurgo.

Nonostante la guida precisa, l’esperienza del chirurgo aiuta anche a migliorare il posizionamento della protesi perché comunque abbiamo la possibilità decisionale di effettuare alcuni piccoli cambiamenti durante l’intervento.

Esistono diversi tipi di protesi. Qui abbiamo visto quella inversa. Protesi che possono essere impiantate a qualsiasi età.

Questo perché? Perché questo tipo di protesi sono talmente diventate sicure che si possono impiantare anche in pazienti magari con delle spalle molto rovinate ma purtroppo anche giovani.

Se impiantate bene, possono durare anche vent’anni. Al termine dell’operazione è previsto un percorso di riabilitazione.

La riabilitazione comincia subito. I primi movimenti vengono effettuati già il primo giorno post operatorio. Il tutore viene portato per pochissimo tempo, anche meno di 15 giorni perché bisogna incoraggiare il paziente a muovere il braccio quanto prima proprio per ottenere il massimo dei risultati.

I controlli vengono fatti almeno una volta l’anno, all’inizio, con delle radiografie proprio per verificare l’attecchimento dell’impianto e la non mobilizzazione.