Protesi inversa della spalla con navigazione – Intervista su Medical Excellence TV 15/07/2020
Infilarsi la giacca a prendere un oggetto da uno scaffale in alto o pettinarsi: il dolore alla spalla può rendere anche i piccoli gesti quotidiani difficili e molte volte si rimanda la visita dall’ortopedico per paura di dover essere sottoposti ad un’operazione e si rischia però ho così di arrivare al momento dell’intervento con le ossa in pessimo stato.
Purtroppo, questo avviene sempre più frequentemente perché chiaramente si fa sempre il possibile per evitare di andare dal medico fino all’ultimo momento, fino a quando veramente il paziente non dorme più la notte oppure non riesce più ad alzare la spalla.
Però bisognerebbe arrivarci prima perché molto spesso la causa del dolore alla spalla è dovuto alla lesione della cuffia dei rotatori che è un evento molto frequente.
All’inizio, questo tipo di problematica si può trattare sia incruentemente che cruentemente cioè in artroscopia con una chirurgia mini invasiva e si può risolvere il problema molto facilmente.
Quando il paziente aspetta tanto tempo, i tendini della cuffia dei rotatori non si riescono più a riparare, o almeno, chirurgicamente si possono riparare ma il risultato poi per il paziente è veramente scarso.
Nel momento in cui il paziente si decide di arrivare dall’ortopedico è purtroppo troppo tardi per un intervento mini invasivo e si deve pensare di risolvere il problema con la protesi della spalla, la protesi inversa.
La protesi inversa della spalla con navigazione è una tecnica veramente affascinante e che ha rivoluzionato tantissimo il mondo della chirurgia della spalla.
Come ben sapete, l’operazione alla spalla in passato veniva sempre vista come “la tomba dell’ortopedico” ma ora non più perché oltre ad avere ormai una grande esperienza perché gli ultimi trent’anni abbiamo fatto passi da gigante con gli impianti, sono stati studiati e perfezionati impianti protesici sempre più evoluti in modo da garantire al paziente il massimo dei movimenti post-operatori molto simili a quelli che faceva quando aveva il braccio sano.
Oggi abbiamo un tool, un altro vantaggio, che è la navigazione che ci permette appunto di posizionare la protesi proprio nel punto in cui questo impianto lavorerà al meglio per il paziente e in modo molto preciso rispettando la pianificazione preoperatoria che si fa sempre prima dell’intervento semplicemente inserendo la TAC del paziente all’interno del computer, la semplice TAC che qualsiasi paziente porta in ambulatorio dall’ortopedico.
Dopo aver effettuato la visita, le immagini di questa TAC vengono elaborate ed il risultato è come avere nelle nostre mani una scapola, una spalla dove possiamo capire dove applicare la nostra protesi.
Tutto è coadiuvato quindi dall’utilizzo delle nuove tecnologie, dal computer, dai navigatori.
Il computer può aiutarci proprio nel pianificare questo intervento prima che il paziente arrivi in sala operatoria, già 5-10 minuti prima di operare il paziente, inserendo questo CD al computer noi abbiamo idea di come posizionare l’impianto, di quale grandezza sarà l’impianto che dobbiamo posizionare, il punto dove andrà a lavorare meglio e con questo stesso computer poi passiamo le informazioni ad un altro computer in sala operatoria che, con uno schermo, ci guiderà nell’applicare le protesi proprio nel punto in cui si attaccherà meglio all’osso del paziente che riceve l’impianto e nel punto in cui andremo a lavorare al meglio.
Questo tipo di intervento è diventato veramente semplice, addirittura divertente per l’operatore perché lavoriamo proprio come se avessimo una PlayStation, un joystick, guardiamo uno schermo e lavoriamo con gli strumenti sul paziente ma guardando lo schermo e non guardando più il paziente, esattamente come si effettua poi ad esempio la chirurgia robotizzata nel campo urologico.
Si interviene così con una precisione millimetrica.
Questo tipo di intervento è indicato nelle lesioni importanti della cuffia dei rotatori che dovete immaginare proprio come una specie di cuffia che si applica, che sta attaccata alla testa dell’omero.
Alle volte il paziente arriva con la spalla arriva troppo deformata per cui bisogna, in questi casi, applicare questo tipo di protesi che si chiama protesi inversa che fa lavorare semplicemente il deltoide ed esclude appunto dall’azione biomeccanica gli altri tendini ormai logorati e specialmente nei casi in cui l’osso è molto consumato questo tipo di protesi è senza dubbio più efficace rispetto ad una protesi anatomica.
Il limite minimo d’età consigliato per sottoporsi a questo tipo di intervento è di 50/55 anni e non oltre ma anche un paziente che ha 30/35 anni con una spalla distrutta magari da un incidente stradale, ha diritto di sottoporsi a questo tipo di intervento nonostante sia un intervento destinato a persone di età più avanzata proprio perché questo tipo di intervento consente di tornare a muovere il braccio e di conseguenza affrontare di nuovo la vita quotidiana.
Il paziente potrà tornare a fare alcuni gesti della vita quotidiana già dopo un mese, un mese e mezzo.
Il completamento della riabilitazione avviene dopo circa 3 mesi mentre dopo 4/5 mesi il paziente avrà completato definitivamente la riabilitazione.
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