Fastidi non traumatici del ginocchio – Intervista del 6/9/2022 durante la rubrica “Notte Giallorossa” in onda su Radio Centrosuono Sport al Prof. Francesco Franceschi Primario di Ortopedia all’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli e Professore in Ortopedia della Facoltà di Medicina all’Università UniCamillus di Roma. In questa puntata parliamo dei fastidi non traumatici del ginocchio. Per ascoltare l’intervista, potete cliccare su uno dei due link di seguito.
Buon ascolto!
Buonasera Prof. Francesco Franceschi. Bentornato con noi. Faccio un piccolo cappello introduttivo per spiegare chi è Lei anche se ormai per noi è una voce conosciuta, sta diventando sempre più una persona di famiglia di “Notte Giallorossa” però comunque è giusto visto che Lei è Primario di Ortopedia all’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma e Professore in Ortopedia della Facoltà di Medicina all’Università UniCamillus di Roma.
Allora con il Professor Franceschi questa sera però affrontiamo un discorso nuovo, diverso. Abbiamo parlato la scorsa settimana della spalla, abbiamo affrontato tutti i vari discorsi inerenti i piccoli incidenti che erano accaduti ai nostri giocatori in campo e questa volta parliamo invece dei fastidi al ginocchio in un giocatore però non traumatici. È corretto professore?
Correttissimo! Ci sono tantissimi fastsidi al ginocchio che possono subito far preoccupare i nostri giovani calciatori che magari intraprendono questo tipo di carriera.
Molto spesso trovo dei genitori preoccupati che portano i ragazzi che hanno dei dolori al ginocchio magari non tanto importanti e cominciano subito a chiedersi: “Ma dottore che è successo? Si è rotto un legamento? Si è rotto il menisco? Ma com’è possibile? Non ha avuto un trauma!”.
Ci sono tantissime ma tantissime patologie che avvengono e che danno dolore al ginocchio senza nessun trauma.
Per esempio nei giovani calciatori, quindi bambini o pazienti che sono in età di accrescimento, quindi 12 o 13 anni, che sottopongono il ginocchio ad un grossissimo stress perché questi ragazzini poi alla fin fine, quando entrano in questo turnover appunto delle squadre, addirittura riescono a giocare anche quattro o cinque volte a settimana, sottopongono a stress soprattutto il tendine rotuleo, quella striscia di tendine che va dalla rotula fino al piatto tibiale cioè la parte inferiore della tibia del ginocchio. Questa parte della tibia, li dove abbiamo il bernoccoletto che in alcune persone è un pochettino più accentuato, sia ha la possibilità appunto di avere sempre dolore. Perché?
Perché quel punto nel bambino è un punto in accrescimento che è fatto da cartilagine per cui giocando tutti i giorni a calcio quindi tirando il pallone, saltando, eccetera eccetera, il tendine rotuleo che tira su quel punto e ci permette di piegare e stendere il ginocchio, si infiamma fino addirittura a rovinare la cartilagine e a far venire fuori quel bernoccoletto che si chiama appunto con nome molto strano – non perché è una patologia strana ma perché chi l’ha scoperta si chiamava Osgood Schlatter – che porta appunto dolore nella parte anteriore del ginocchio.
E questo in effetti è uno dei problemi più frequenti, dei motivi di ansia dei giovani giocatori e dei genitori che vengono in ambulatorio da me.
Questo succede soprattutto in fase di crescita, nella fase evolutiva dei ragazzi. Corretto?
Si, diciamo dai 10 ai 15 anni è una patologia molto frequente.
Poi alla fin fine smette di far male e il giocatore magari si trova con questo bernoccoletto però non da più fastidio.
E in questi casi cosa bisogna fare? Magari stare fermi per un periodo? Cosa consiglia Lei Prof?
Sicuramente bisogna stare fermi magari per un mese, due mesi e a volte anche tre mesi senza giocare fino a quando passa il dolore, questa è la cosa più importante.
Chiaramente se il dolore con la fisioterapia passa prima si può anche tornare a giocare prima, però ricordatevi che lo scopo a questa età è soprattutto non instaurare una patologia cronica, un problema cronico, che poi dopo il ragazzino e il ragazzo si porta appreso per tutto il resto della sua adolescenza e poi diciamo per il percorso della sua carriera agonistica.
Quindi magari a volte vale la pena pazientare un pochettino di più, un paio di mesi in più fino a quando passa il fastidio e quindi il ragazzo è pronto a tornare in campo piuttosto che trascinarsi un problema con dolore cronico per qualche mese e a volte anche anni.
Continua ad ascoltare l’intervista per approfondire ulteriormente.