Protesi e accuratezza degli impianti tramite robot e navigazione. Intervista al Prof. Francesco Franceschi, ortopedico a Roma, durante la rubrica “Sport e Salute” di sabato 20/1/2024. La rubrica, a cura del Prof. Francesco Franceschi, va in onda su Teleradiostereo ogni martedì alle 15:50 ed il sabato alle 9:40. Se avete perso l’intervista, potete riascoltarla qui. Buon ascolto!
Oggi parliamo di protesi e accuratezza degli impianti tramite robot e navigazione che detta così professore sembra complicatissimo. Ce lo rende fruibile questo tema?
Guarda cominciamo proprio dagli sportivi. Che significa? Significa che purtroppo tanti calciatori a fine carriera hanno delle ginocchia e delle anche completamente distrutte e perché? Perché fanno e ripetono migliaia di volte sempre lo stesso movimento, perché subiscono dei traumi sempre più frequenti a livello delle ginocchia, delle caviglie e delle anche. Immaginate insomma tutte le sforbiciate e gli stretching che uno fa in modo traumatico per colpire la palla, per fare un peso eccetera, purtroppo vanno a compromettere a rovinare la cartilagine dell’articolazione quindi magari sai noi siamo delle macchine che non sono state programmate per durare così tanto tempo, con tante ripetizioni e tanti sovraccarichi ma magari per fare una vita un pochettino più semplice.
I calciatori e tanti altri sportivi invece, ripetendo appunto questi movimenti tante volte, sovraccaricano la nostra macchina così tanto da arrivare magari a 35-40 anni spesso, parecchi di loro con un’articolazione distrutta e quindi hanno bisogno magari spesso di mettere delle protesi , di subire degli interventi di protesizzazione e rivestimento delle loro articolazioni più precocemente rispetto a quello che uno si immaginerebbe.
Noi pensiamo sempre a mettere la protesi al vecchietto che zoppica, al vecchietto con le ginocchia storte o al paziente anziano con problemi all’anca che non riesce più ad allacciarsi le scarpe ma spesso succede anche nei giovani e in questi casi dobbiamo essere sempre più accurati quindi dobbiamo rispecchiare la anatomia del paziente e questo riusciamo a farlo facendo prima delle fotografie precise con delle radiografie, delle TAC molto accurate. Poi le inseriamo nei computer e a questo punto abbiamo l’immagine anche della protesi che dobbiamo inserire, spesso su misura e spesso anche in modo guidato per non sbagliare neppure di mezzo millimetro l’impianto della protesi nel paziente giovane.
Questo perché? Perchè dobbiamo il più possibile a quell’età restituire il movimento naturale e permettere a loro addirittura di ricominciare a fare sport. Certo non a livello di prima però fare sport.
Per esempio tanti giocatori, tanti calciatori, tanti tennisti anche sono subito un impianto di protesi di anca, di ginocchio, di solito sono ritornati a fare sport, certo non ai livelli di prima però anche a fare sport decentemente anche perché quando uno fa sport a quei livelli deve comunque sia continuare a fare sport nella vita anche dopo i 40 anni.
Professore ma su questo le protesi come vengono poi gestite dall’attività dei robot – che quando uno di dice robot pensa sempre ai film – ma poi il robot nella sanità, nella medicina in questo caso, applicati alla medicina, come vanno a funzionare?
Sicuramente la mano dell’uomo non sostituisce mai però ci sono dei bracci meccanici collegati appunto ad un computer, dove è stata fatta la programmazione preoperatoria, che aiutano ad eseguire appunto le resezioni, i tagli per applicare la protesi proprio nel punto in cui era stato programmato eseguirlo ed è sicuramente avveniristico però è molto molto presente.
Infatti queste macchine sono già presenti nelle nostre sale operatorie da più di 10 anni e, anno dopo anno, vengono migliorate e perfezionate.
Questo è molto curioso, è un aspetto molto curioso che immagino che anche il discorso delle protesi negli ultimi anni abbia subito una forte evoluzione verso il futuro…
Si tantissimo, tanto che come, dicevamo prima, in alcuni casi vengono effettuate le protesi che si chiamano “custom made” cioè fatte proprio sull’osso del paziente, sull’anatomia del paziente perché non siamo tutti uguali e quindi è più giusto adattare la protesi al paziente piuttosto che adattare il paziente alla protesi.